Luisella Deiana Patetta

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"l'altro tema, invece, conferisce alla "finestra" la valenza del diaframma, che si interpone fra l'interno e l'esterno, costringendo l'essere a venire come risucchiato verso un lancinante epicentro. Questi oli, di notevole suggestione straniante, eseguono un concerto di solitudine, espresso da una cromia a toni bassi e smorzati-grigi, neri, bianchi- e da una iconografia composta da radi elementi descrittivi: la camera, il tendaggio, la finestra appena intravista o crudamente squadrata, simile alla barriera invalicabile di un forzato esilio."

Gianni Pre

Si raggruppano in un interno, cervi azzurri e gatti bianconeri, e piccioni di sabbia, e conigli pensosi, c'è un protagonista in questi quadri, strisciante, regolare, inflessibile; il protagonista o il nemico per lottare contro il quale io penso da sempre l'umanità ha inventato l'utile forse supremo forse efficace esorcismo dell'arte: il tempo.

Flavio Caroli

"Il mio primo incontro coi quadri di Luisella Deiana Patetta è avvenuto otto anni fa. Allora mi sono trovato davanti a una serie; d'immagini dove ogni rapporto col mondo si traduceva in termini sottili e allusivi di fantasia, al limite di un surrealismo emotivo, cioè di una trasposizione che, pur non rinunciando alla diretta percezione delle cose, ne dava notizia solo indirettamente. Oggi, nelle tele più recenti, ho potuto constatare che qualcosa, nel suo rapporto col mondo, è cambiato. Che cosa?

Non è certo cambiata la sua natura, la sostanza della sua ispirazione, la sua sensibilità. In queste tele infatti, da un tale punto di vista, vi si ritrovano riconfermate le stesse doti, con in più un progressivo raffinamento dei mezzi. Ciò che appare mutato è invece l’atteggiamento nei confronti della realtà verso cui si rivolge la sua attenzione. Indubbiamente è mutato il ruolo dalla

fantasia: il gioco delle metafore non appare più così arrischiato nell’invenzione eccessiva delle immagini. Sembra cioè che il su

rapporto col mondo sia entrato in una fase più cauta e riflessiva, più decisa a non sfuggire all’enunciazione diretta dell’esperienza. Con tutto ciò non si tratta tuttavia di un atteggiamento che abbia messo traumaticamente in crisi la sua precedente visione. Direi che si tratta invece di un processo poetico avvenuto naturalmente, per una crescente e maggiore adesione alle ragioni dell’oggettività. La fantasia non è certo scomparsa. È chiamata però ad agire più intrinsecamente, più dentro i segni delle stanze immediate. Ne nasce così una pittura di percezioni più vive e più fresche, di sensazioni più aperte alle suggestioni tempo quotidiano. E tuttavia, dietro l’oggettività maggiore, dietro la fisionomia più semplice delle cose, sentii pure che l'eco misteriosa delle prime immagini rimane e continua a dare ai quadri di oggi una sua vibrazione segreta. Di qui il loro fascino nuovo."

Mario De Micheli

Gli occhi socchiusi dell'anima:

"Da parecchi anni seguo il lavoro di Luisella Deiana Patetta, e ad ogni occasione d'incontro con le sue immagini, che sia nel silenzio del suo studio o sulle pareti di una Galleria d'Arte, da una volta all'altra pure nella loro immutata e coerente calligrafia pittorica le vedo crescere, le vedo acquisire una loro sempre più densa e impercettibile intensità lirica. Luisella con questa scelta di opere recenti conferma ampiamente di possedere talento ed esercitarlo con calma e determinazione, con assorta tranquilla energia.

Dimostra ormai di dominare da pittrice in modo maturo qualcosa di gentile e insieme di fermo. Qualcosa che si potrebbe definire una tensione lirica fatta di azioni private e di sguardi intimi ma anche di un decisivo vigore narrante che risponde a un ispirazione di portata universale.

Di fatti, tra questi acquerelli e pastelli dalle dimensioni iterattive, le figure e i colori si compongono come fossero proprio racconti di vita riassunti in poche righe, come fossero fotogrammi meditati di un percorso di allusioni e memorie evocate di aggallamenti della coscienza tra riflessi onirici e richiami di una fantasia mobilissima.

Ognuno di loro insomma si dispone in qualche modo come una traccia di cronaca interiore che si invera nell'evidenza interrogativa dell'immagine. E dunque ognuno di questi lavori è come l'enunciazione di un epigramma morale, e come una storia minima proposta a noi spettatori, senza infiorettature letterarie e orpelli concettuali, bensì densa, sempre, di valore etico. Una storia, un intera galleria di storie: brani figurali ogni volta percorsi da brividi leggeri di turbamento, da indicibili commozioni sottopelle, da tracce non sopite di dolore, capaci ognuno a suo modo, ognuno con la sua domanda sospesa, di riprendere il consueto e il noto, per non dire il banale che vive attorno a noi, traducendolo in un gentile ma anche e enigmatico incantamento...,,

Giorgio Seveso